venerdì 27 aprile 2012

Coming back to life


Una composizione che rappresenta il tentativo, opportunamente mimetizzato, di una musicista di lanciarsi sul panorama musicale non più al centro di una band ma come solista.
Di una band che ha fatto della propria capacità di scandagliare l’animo umano con le parole e la musica un proprio, innovativo stile.
Di una band che si avvia verso lo scioglimento ormai priva del proprio principale trascinatore, Roger Waters; di una band che, nonostante tutto, è ancora capace di emozionare.
Basta con i convenevoli:

Pink Floyd - Coming back to life

L’ascoltatore viene immediatamente catapultato all’interno di un’atmosfera psichedelica e surreale che tenta di narcotizzarlo e di trasportarlo con la mente in un sogno in cui questi stesso è contemporaneamente protagonista e spettatore di se stesso. Tutto ciò frutto del sintetizzatore di Richard Wright, personale marchio di fabbrica del tastierista. Ad una tratto alcune lente note spezzano la magia; note sommesse e timorose portatrici di malinconia e dolore alle quali, al min. 0.42, ne rispondono altre acute e pompose. La discrepanza è evidente: se le prime riportano alla mente un’antica sofferenza, o una colpa commessa, le seconde risultano imperturbabili nella propria decisione di cacciarle; per non permettere loro di prendere il sopravvento; sono note vittoriose ed altezzose, gelose dei propri sentimenti .
Tale contrasto risulta funzionale all’interpretazione del testo: l’autore, in questo caso Gilmour, si immedesima nel protagonista narrando gli ostacoli superati per ritornare a nuova vita (I knew the moment had arrived/ For killing the past and coming back to life). Il tema della canzone si ispira ad un’esperienza personale di Gilmour: la separazione dalla prima moglie. Ricreato il clima iniziale, la voce del chitarrista è lanciata nel vuoto come un’eco nel deserto che attende di essere amplificata all’infinito; cosa che succede al min 2.36 grazie all’intervento della batteria di Nick Mason (che non a caso, in contrapposizione alla prima strofa, batte il tempo durante la seconda e oltre). A questo punto ad ognuna delle due strofe viene assegnato un compito ben preciso. La prima sintetizza il cammino vincente del protagonista che inizialmente rinfaccia all’avversario le proprie mancanze nei momenti di bisogno (Where were you when I was burned and broken/ While the days slipped by from my window watching/ Where were you when I was hurt and I was helpless) per poi affermare vittoriosamente la popria ressurezione (And I stored straight into the shining sun). La seconda, soffermandosi sul punto di svolta della vicenda (While the seeds of life/ And the seeds of change were palanted), analizza i particolari dell’imminente “catarsi” (Outside the rain felt dark and slow) e il dubbio che costringe a porsi delle domande (While I pondered on this dangerous/ But irresistibile pastime); domande che troveranno risposte solo nel desiderio di miglioramento; nell’impeto di orgoglio; nel “ritorno alla vita” (Coming back to life).
A coronare il momento è lo strumento dell’autore. Questa volta lo stile denso e corposo di Gilmour si fa felice, giulivo, addirittura festante. E’ un assolo ricco di note sia lunghe sia brevi che si alternano per catturare ogni singolo istante di successo; le emozioni di gioia e buona riuscita migrano dalla bocca del chitarrista fino alle mani; le risa della chitarra risuonano forti perché possano giungere all’orecchio di chi ha mancato. A seguire, dopo qualche breve verso di raccordo, l’atmosfera muta parzialmente. La parte strumentale che metterà fine alla composizione ha una struttura ciclica (creata sulla falsa riga dell’introduzione): sulla scia del primo assolo si apre con alcune note dalla tonalità molto alta, ad indicare la vittoria; si abbassa leggermente nel prosieguo; si rialza nuovamente e si stabilizza su una bassa tonalità verso la conclusione. Il timbro è sì gioioso ma sono anche presenti venature nostalgiche; l’ascoltatore ha l’impressione che la parte finale sia stata scritta una volta che l’autore abbia completamente superato l’accaduto; che se ne sia fatto una ragione razionalizzando il dolore patito; che non viva più la scena ma la osservi dall’ultima fila di poltrone del teatro. Rappresenta quindi il tentativo melodico di un artista di condensare all’interno di una struttura musicale la serie di sensazioni provate, ma ormai riposte nel cassetto.

Tutto il resto è noia.


Griffy the Cooper

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