Tutto comincia così: martedì
sera, neanche si trattasse di una partita di Champions League, stadio esaurito,
pubblico rumoroso e caloroso, tensione a mille, e giocatori stimolati a
giocarsi la partita della vita. Così è stato: Fiorentina quasi perfetta, corta
e mai scoperta, ben diretta dal duo fantasia Pizarro - Borja Valero, che non
disdegna affatto pericolose sortite offensive e che recrimina per la clamorosa
traversa di Jovetic e per la mira imprecisa di Ljajic a fine 1°tempo. Dal canto
suo Juventus timida, come forse la si è vista solo a Milano l'anno scorso
contro il Milan, che ha avuto l'unico merito di non affondare e di contenere al
meglio una Fiorentina in serata di grazia. E con un Pirlo brutta copia di se
stesso, passato da magico direttore d'orchestra ad essere umano, addirittura
sostituito dal interessante Pogba che tanto ricorda Patrick Vieira. Risultato:
partita intensissima tra le due squadre che fino ad ora hanno espresso il
calcio migliore, punto d'oro per i bianconeri e Fiorentina che resta con
l'amaro in bocca di aver giocato la partita della vita, senza portare a casa i
3 punti.
Punto d'oro che sembrava anche
maturare per il Palermo in quel di Pescara, in 10 dal 35° causa espulsione di
Von Bergen, e che invece capitola all' 87° grazie al primo gol in Italia di
Vladimir Weiss che regala i primi 3 punti agli abruzzesi e che lascia al
momento il Palermo penultimo in classifica, con un misero punticino.
Per non parlare del punto che
suona come una vittoria per la Sampdoria (ancora imbattuta) di Ciro Ferrara,
anch'essa in 10 per tutto il 2°tempo, che nella difficoltà trova la cattiveria,
l'organizzazione giusta e l'aiuto decisivo di Stekelenburg per trovare con
Munari il gol dell'1-1 e ribaltare la situazione che vedeva la Roma in
vantaggio grazie al 216° gol in serie A di Francesco Totti. Roma che continua a
non trovare la quadratura del cerchio, con numerose occasioni sprecate nel
1°tempo e mancanza di gestione del risultato come mostrato dei clamorosi
contropiedi blucerchiati con l'uomo in meno. E a non trovare la vittoria in
casa (3 partite, 2 punti).
Terreno di casa che fino a ieri
era davvero stregato anche per le milanesi, ma ci ha pensato una doppietta del
ventenne El Sharaawy a sfatare il tabù San Siro. Certo il gioco latita, e gli
svarioni continuano ad essere all'ordine del giorno, ma mai come ieri i 3 punti
erano fondamentali.
Così come lo sono stati per
l'Inter, vittoriosa a Verona grazie ai gol di Alvaro Pereira e di Cassano (3°
gol in campionato, proprio come Pazzini), ma che forse ha rischiato di lasciare
altri punti pesanti per strada più del Milan, a causa della mancanza di un
regista vero che faccia girare la squadra e di un modulo certo al quale
affidarsi, merito anche di un Chievo che le sue occasioni le ha avute ma ha
trovato sulla sua strada un ottimo Handanovic.
Buona prova del Catania che in
casa si conferma squadra estremamente competitiva, che ribalta lo 0-1 di Maxi
Moralez con i gol di Spolli e Barrientos, e del Torino, che in casa con
l'Udinese non va oltre lo 0-0 a causa di 3 legni uno più clamoroso dell'altro.
Non bene il Genoa, che deve ringraziare 2 rigori francamente generosi, di cui
solo uno realizzato da Borriello, per poter portare a casa un punto prezioso
contro un buon Parma che sta continuando a far vedere buone cose dopo il
positivo finale della scorsa stagione.
Piatto forte però è stato
ovviamente il match del San Paolo, dove la Lazio di Petkovic era chiamata a
cercare il risultato contro un Napoli decisamente lanciato verso i vertici alti
della classifica, che con una straripante vittoria balza in testa alla
classifica al pari della Vecchia Signora. Partita che ruota interamente a
Edinson Cavani, che con i suoi 3 gol si conferma bomber implacabile e
straordinario (nonostante l'errore dal dischetto del possibile 4-0) e Miroslav
Klose, che confessando di aver segnato
volutamente con la mano ha evitato una figuraccia all'ormai celebre di porta e
di essere sottoposto a pubblico processo.
Si era partiti con un martedì da
Champions e si è finiti con un mercoledì da serie A, con i centravanti ad
essere gli unici veri protagonisti a vantaggio di una identità di gioco che
molte squadre, ancora, non riescono a mostrare.
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