sabato 29 settembre 2012

Quando il gioco latita..

Frenata bianconera? Resurrezione milanese? Sogno napoletano? Crisi mistica giallorossa?
Tutto comincia così: martedì sera, neanche si trattasse di una partita di Champions League, stadio esaurito, pubblico rumoroso e caloroso, tensione a mille, e giocatori stimolati a giocarsi la partita della vita. Così è stato: Fiorentina quasi perfetta, corta e mai scoperta, ben diretta dal duo fantasia Pizarro - Borja Valero, che non disdegna affatto pericolose sortite offensive e che recrimina per la clamorosa traversa di Jovetic e per la mira imprecisa di Ljajic a fine 1°tempo. Dal canto suo Juventus timida, come forse la si è vista solo a Milano l'anno scorso contro il Milan, che ha avuto l'unico merito di non affondare e di contenere al meglio una Fiorentina in serata di grazia. E con un Pirlo brutta copia di se stesso, passato da magico direttore d'orchestra ad essere umano, addirittura sostituito dal interessante Pogba che tanto ricorda Patrick Vieira. Risultato: partita intensissima tra le due squadre che fino ad ora hanno espresso il calcio migliore, punto d'oro per i bianconeri e Fiorentina che resta con l'amaro in bocca di aver giocato la partita della vita, senza portare a casa i 3 punti.
Punto d'oro che sembrava anche maturare per il Palermo in quel di Pescara, in 10 dal 35° causa espulsione di Von Bergen, e che invece capitola all' 87° grazie al primo gol in Italia di Vladimir Weiss che regala i primi 3 punti agli abruzzesi e che lascia al momento il Palermo penultimo in classifica, con un misero punticino.
Per non parlare del punto che suona come una vittoria per la Sampdoria (ancora imbattuta) di Ciro Ferrara, anch'essa in 10 per tutto il 2°tempo, che nella difficoltà trova la cattiveria, l'organizzazione giusta e l'aiuto decisivo di Stekelenburg per trovare con Munari il gol dell'1-1 e ribaltare la situazione che vedeva la Roma in vantaggio grazie al 216° gol in serie A di Francesco Totti. Roma che continua a non trovare la quadratura del cerchio, con numerose occasioni sprecate nel 1°tempo e mancanza di gestione del risultato come mostrato dei clamorosi contropiedi blucerchiati con l'uomo in meno. E a non trovare la vittoria in casa (3 partite, 2 punti).
Terreno di casa che fino a ieri era davvero stregato anche per le milanesi, ma ci ha pensato una doppietta del ventenne El Sharaawy a sfatare il tabù San Siro. Certo il gioco latita, e gli svarioni continuano ad essere all'ordine del giorno, ma mai come ieri i 3 punti erano fondamentali.
Così come lo sono stati per l'Inter, vittoriosa a Verona grazie ai gol di Alvaro Pereira e di Cassano (3° gol in campionato, proprio come Pazzini), ma che forse ha rischiato di lasciare altri punti pesanti per strada più del Milan, a causa della mancanza di un regista vero che faccia girare la squadra e di un modulo certo al quale affidarsi, merito anche di un Chievo che le sue occasioni le ha avute ma ha trovato sulla sua strada un ottimo Handanovic.
Buona prova del Catania che in casa si conferma squadra estremamente competitiva, che ribalta lo 0-1 di Maxi Moralez con i gol di Spolli e Barrientos, e del Torino, che in casa con l'Udinese non va oltre lo 0-0 a causa di 3 legni uno più clamoroso dell'altro. Non bene il Genoa, che deve ringraziare 2 rigori francamente generosi, di cui solo uno realizzato da Borriello, per poter portare a casa un punto prezioso contro un buon Parma che sta continuando a far vedere buone cose dopo il positivo finale della scorsa stagione.
Piatto forte però è stato ovviamente il match del San Paolo, dove la Lazio di Petkovic era chiamata a cercare il risultato contro un Napoli decisamente lanciato verso i vertici alti della classifica, che con una straripante vittoria balza in testa alla classifica al pari della Vecchia Signora. Partita che ruota interamente a Edinson Cavani, che con i suoi 3 gol si conferma bomber implacabile e straordinario (nonostante l'errore dal dischetto del possibile 4-0) e Miroslav Klose, che confessando  di aver segnato volutamente con la mano ha evitato una figuraccia all'ormai celebre di porta e di essere sottoposto a pubblico processo.
Si era partiti con un martedì da Champions e si è finiti con un mercoledì da serie A, con i centravanti ad essere gli unici veri protagonisti a vantaggio di una identità di gioco che molte squadre, ancora, non riescono a mostrare.

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